Il terremmoto del Belice
I PRIMI SOCCORSI
I primi soccorsi giunsero vicino all’epicentro, situato approssimativamente tra Gibellina, Salaparuta e Poggioreale, e si trovarono di fronte a strade quasi completamente inghiottite dalla terra. Di conseguenza, molti collegamenti con i paesi colpiti risultarono ancora impraticabili ventiquattro ore dopo il devastante terremoto. Questa situazione rese ancora più difficile l’attività dei soccorritori, che erano già poco coordinati, portando a interventi frammentati.
Nei giorni successivi, la zona fu visitata dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e dal ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani. Più di mille vigili del fuoco, la Croce Rossa, sia italiana che internazionale, l’Esercito Italiano e i carabinieri furono impegnati nelle operazioni di soccorso. Un pilota di uno degli aerei impiegati nella ricognizione della zona raccontò di aver assistito a “uno scenario simile a quello di un attacco atomico […] Ho sorvolato un inferno”.
Anche tra i soccorritori ci furono delle vittime: il 15 gennaio, cinque agenti di polizia persero la vita, e altri due morirono successivamente durante la scossa del 25 gennaio ad Alcamo, quando furono travolti dal crollo di un edificio mentre prestavano soccorso. Inoltre, il carabiniere Nicolò Cannella (medaglia d’oro al valor civile) e quattro vigili del fuoco morirono in seguito alla forte scossa del 25 gennaio a Gibellina.
